Comune di Modena
Servizio Pianificazione Urbanistica   Modena nel 2000
 


1 fine espansione - 2 Modena fra 10 anni - 3 il comprensorio - 4 dall'espansione al recupero
5 centro storico - 6 dall'800 a oggi - 7 qualificazione - 8 sistema informativo - 9 mobilità e servizi
10 nuove espansioni - 11 aree strategiche - 12 centro storico obiettivi - 13 piani operativi
14 piani di settore e progetti pilota - 15 qualificazione dell'esistente - 16 partecipazione cittadini


Piano Regolatore Generale Storico del Comune di Modena

Tesi n° 7
La nuova concezione della pianificazione urbanistica:
il Piano Strutturale e il Piano Operativo.
La strategia della qualificazione

Per superare le rigidità ed i limiti esistenti nella attuale strumentazione urbanistica il P.R.G. proposto si articola su diversi livelli ricercando una maggior versatilità nell'attuazione delle scelte generali.
Più elevati livelli di qualità urbana sono perseguiti mediante articolate strategie d'intervento e di promozione di iniziative pubblico/private.

 
Piano Strutturale e Piano Operativo
La legge urbanistica italiana del 1942 definisce il Piano Regolatore come strumento di pianificazione generale che si dettaglia e attua mediante successivi piani particolareggiati. Questa procedura si è scontrata fin dall'inizio con le complesse modalità stabilite dalla legge stessa per la formazione dei piani particolareggiati e con le lungaggini burocratiche imposte dal centralismo ministeriale.
 
Per evitare che le difficoltà della formazione dei piani particolareggiati finissero per vanificare la pianificazione urbanistica si affermò negli anni '60 la tendenza a trasformare i Piani regolatori in strumenti omnicomprensivi, in cui l'organizzazione della città era direttamente prefigurata in ogni dettaglio. Ciò ha consentito un'efficace, immediata operatività del Piano Regolatore nel governo del territorio: lo ha reso però estremamente rigido.

Figura 12
  Figura 12 - Questo estratto del Piano Regolatore vigente illustra efficacemente le caratteristiche della disciplina urbanistica finora impiegata.
Per ogni particella di terreno essa codifica con efficacia immediata destinazione e densità.
 

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Nella situazione attuale questa rigidità sempre più contrasta con una realtà complessa e soggetta a profonde e rapide trasformazioni che reclama strumenti di programmazione più elastici e versatili: da ciò la ricerca prioritaria di un diverso modo di essere del Piano Regolatore.
 
La proposta che avanziamo consente di superare gli inconvenienti denunciati utilizzando una strumentazione innovativa basata sulle nuove opportunità offerte dalla legislazione regionale. Essa si riallaccia, ampliandone la portata, alla originaria concezione della legge urbanistica individuando diversi momenti nella politica di piano: il piano strutturale, quale strumento di indirizzo generale, attuato attraverso i piani operativi, i piani di settore ed i progetti sulle aree strategiche.
 
 
Il Piano Strutturale
Definisce il quadro generale costituito dalle infrastrutture per la mobilità, dal sistema delle aree per servizi generali, dalle aree strategiche, dalle nuove quote di espansione. Suddivide il territorio urbanizzato in aree ambientali omogenee, definendone i valori massimi di sviluppo per le diverse funzioni e le modalità per il passaggio alla fase attuativa.

Figura 13
  Figura 13 - Campione della cartografia del nuovo Piano Regolatore.
Esso quantifica il carico urbanistico e la dotazione di servizi complessivamente previsti all'interno di un'area estesa su diversi isolati omogenei per caratteristiche.
 

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Nell'ambito di questo quadro programmatico, che ha validità almeno decennale, agisce una politica di pianificazione che si realizza attraverso i piani di settore (Piano per l'edilizia economica e popolare, Piano per le aree produttive, ecc..), i progetti delle aree strategiche, i piani operativi delle singole aree ambientali omogenee.
 
 
La strategia della qualificazione
All'interno dell'architettura del piano così definita la qualificazione della città esistente si attua quindi mediante interventi urbanistici intensivi a forte carattere unitario e a prevalente direzione pubblica sulle aree e sui comparti cui il piano assegna una funzione "strategica", sulle aree pubbliche e sulle nuove aree di espansione; si attua con interventi diffusi sulla generalità dei tessuti urbani.
 
Gli interventi diffusi costituiscono una strategia articolata di azioni diffuse e capillari di riorganizzazione e riqualificazione delle zone edificate in cui al pubblico compete fondamentalmente un ruolo di guida e indirizzo per orientare e sollecitare l'iniziativa privata.

 
 
 
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