Comune di Modena
Servizio Pianificazione Urbanistica   Piani di Recupero
 


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PIANO DI RECUPERO DI INIZIATIVA PUBBLICA

Parcheggio multipiano meccanizzato - Cinema Adriano

Relazione di fattibilità geologica
ottobre 2000


il Dirigente Responsabile
dell'Unità Specialistica
Risorse e Territorio
Dott. Alessandro Annovi
 
il Tecnico incaricato:
Dott.ssa Luisa Marino

     Premessa
 
1.  Caratteristiche geologiche
 
    1.1   Sequenza deposizionale inferiore
 
    1.2 - Sequenza deposizionale intermedia
 
    1.3 - Sequenza deposizionale superiore
 
2 - Caratteristiche geomorfologiche
 
3 - Idrogeologia
 
4 - Vulnerabilità degli acquiferi
 
5 - Aspetti geotecnici
 
6 - Considerazioni conclusive
 
(N.B.: tutti gli allegati grafici alla Relazione Geologica sono depositati agli atti)
 
 
 



 
 
Premessa

La presente relazione riguarda le caratteristiche del terreno ora occupato da un edificio adibito a sala cinematografica. L'intervento previsto dal Piano di Recupero di Iniziativa Pubblica prevede la trasformazione in parcheggio multipiano meccanizzato del volume interno del fabbricato occupato dal Cinema Adriano posto nel centro storico di Modena tra le vie F. Selmi e vicolo Foschieri. Il progetto prevede il mantenimento dell'involucro murario esterno esistente, costruito nei primi anni '70, e la demolizione delle strutture interne, costituite da ambienti di servizio posti su più livelli, galleria, sale di proiezione e collegamenti verticali. Il parcheggio è di tipo meccanizzato, tipologia che presenta ampi vantaggi per il migliore utilizzo del volume esistente; tale volume è di 19.900 mc, con 347 posti auto disposti su 6 livelli serviti da tre transelevatori elettrici posti in tre punti distinti.
In riferimento a quanto richiesto dal D.M. 11 Marzo 1988, è possibile utilizzare la cartografia tematica redatta a corredo del Progetto Ambiente per la Variante Generale al P.R.G. comunale (1988), di cui si allegano gli elaborati.


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1.  Caratteristiche geologiche

Questa parte costituisce l'inquadramento geologico, geomorfologico ed idrogeologico della porzione modenese della pianura emiliano-romagnola e del margine appenninico padano.
Come tale fornisce informazioni generali per conoscere il contesto geologico ed idrogeologico a cui riferire le informazioni di dettaglio delle parti successive.
Il sottosuolo della pianura modenese è formato da depositi continentali di età Plio-Quaternaria che costituiscono il riempimento del bacino padano legato all'orogenesi dell'Appennino settentrionale.
La successione Plio-quaternaria ha carattere regressivo con alla base peliti e sabbie seguite da un corpo sedimentario fluvio-deltizio progradante, ricoperto al tetto da depositi continentali.
Il riempimento del bacino marino, fino alle condizioni di continentalità, avviene attraverso eventi tettonico-sedimentari separati nel tempo da periodi di forte subsidenza bacinale.
Questo andamento ad impulsi successivi è testimoniato da numerose superfici di discontinuità stratigrafica che "marcano" le diverse fasi ed affiorano sul margine appenninico. La ricostruzione del loro andamento nel sottosuolo permette di definire il quadro stratigrafico secondo i criteri della stratigrafia sequenziale.
Si possono distinguere tre sequenze deposizionali (cicli sedimentari o deposizionali) composti a loro volta da sequenze o cicli base (Unità stratigrafiche) comprendenti un episodio sedimentario, solitamente ripetitivo, che determina il sistema deposizionale:

  1. Sequenza deposizionale inferiore (Supersistema del Pliocene medio-superiore, Di Dio, 1998; P1 e P2, Ricci Lucchi e al., 1982);
  2. Sequenza deposizionale intermedia (Supersistema del Quaternario marino, Di Dio,1998; Qm, Ricci Lucchi e al., 1982);
  3. Sequenza deposizionale superiore (Supersistema Emiliano-Romagnolo, Di Dio, 1998; Qc, Ricci Lucchi e al., 1982).


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1.1  Sequenza deposizionale inferiore

E' delimitata da due discontinuità che la separano inferiormente, attraverso una superficie di erosione e/o non deposizione, con la sequenza miocenico-pliocenico inferiore, e superiormente, attraverso una superficie di discontinuità conforme, con la sequenza deposizionale intermedia.
Costituisce la risposta sedimentaria ad una fase di quiescenza tettonica durante la quale prevale subsidenza bacinale con depositi ciclici di facies prevalentemente fini, successiva all'evento tettonico di sollevamento regionale della fase precedente.
All'interno del ciclo avvengono fasi di sollevamento che non alterano però sostanzialmente il carattere generale di subsidenza bacinale, mantenendosi nel complesso con caratteristiche di blanda regressione.
La sedimentazione, prevalentemente argilloso-siltosa avviene in ambiente neritico infralitorale di piattaforma, è rapida ma viene compensata da un'elevata subsidenza.
Avviene probabilmente a spese di un sistema fluvio-deltizio o marino marginale progradante verso mare che determina l'instaurarsi delle condizioni per la deposizione della sequenza deposizionale intermedia.
Nel modenese la sequenza deposizionale inferiore è rappresentata in affioramento dall'Unità di Gorzano e dalle Argille del Rio del Petrolio (Gasperi, 1987) e nel sottosuolo dalla Formazione di Porto Corsini (Dondi, Mostardini e Rizzini, 1982).


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1.2  Sequenza deposizionale intermedia

E' delimitata sia superiormente che inferiormente da superfici di discontinuità conformi. E' legata ad un evento tettonico di sollevamento che determina un'importante regressione regionale e la conseguente sedimentazione di un prisma sedimentario fluvio-deltizio progradante.
La sedimentazione, prevalentemente argillosa di fronte deltizio o costiera, costituisce nell'insieme una sequenza regressiva con passaggio da condizioni marine di piattaforma a depositi continentali (Milazziano e Calabriano della Carta geologica d'Italia; Sabbie di Castelvetro, Gasperi, 1987; Sabbie gialle di Imola, Ricci Lucchi e al., 1982).


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1.3  Sequenza deposizionale superiore

In seguito ad una nuova fase di subsidenza bacinale e quiescenza tettonica avviene la deposizione di una sequenza costituita da depositi di piana alluvionale e conoide distale di alimentazione appenninica.
L'alternanza delle facies fini e grossolane è dovuta ad oscillazioni cicliche climatiche ed eustatiche che portano progressivamente alla massima espansione dell'area deposizionale (Diluvium p.p., Alluvium, Terrazzi ed Alluvioni della Carta geologica d'Italia; Formazione fluvio-lacustre, Cremaschi, 1982; Sintema Emiliano-Romagnolo, Di Dio, 1998; Unità di Cà di Sola, Pianura alluvionale, Unità dei corsi d'acqua principali, Unità dei corsi d'acqua minori, Gasperi, 1997).
La sequenza deposizionale viene interrotta da limitati sollevamenti tettonici con spostamento verso la pianura delle cerniere strutturali che causano la fine della trasgressione e l'inizio del terrazzamento alluvionale.
 
I terreni esaminati sono ubicati, come del resto l'intero territorio comunale, in un'area pianeggiante della media pianura, costituita essenzialmente da depositi alluvionali sedimentatisi alla fine del Pleistocene e nell'Olocene. In particolare i l'area interessata dal progetto di Piano Particolareggiato è caratterizzata dalla presenza di litotipi a carattere argilloso-limoso tipici della piana alluvionale di età riferibile al Medio Evo. (Tav. 1.1: "Geologia del territorio del Comune di Modena e delle aree limitrofe" - depositata agli atti).


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2.  Caratteristiche geomorfologiche

La porzione dell'area di pianura interessata dal progetto di Piano di Recupero, è posta mediamente a quota 34.9 metri s.l.m..
La zona in questione risulta essere interessata dalla subsidenza, fenomeno proprio di alcune porzioni del territorio comunale, che ha fatto registrare un abbassamento del suolo legato normalmente a cause di natura geologica.


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3.  Idrogeologia

Il territorio del Comune di Modena è posto sulle conoidi dei fiumi Secchia e Panaro che si sviluppano dal margine collinare fino a circa 2,5 Km a nord della via Emilia per la prima e sino all'altezza dello stesso asse stradale per la seconda. Quelle più recenti, cioè comprese in un periodo di tempo che va dal Neolitico al presente, mostrano una certa simmetria rispetto ai corsi d'acqua attuali che si presentano spostati verso Est, fenomeno particolarmente accentuato nel Fiume Panaro, indicando una costante migrazione ad occidente.
Litologicamente le conoidi maggiori presentano nella parte apicale sedimenti a prevalente componente ghiaiosa, spesso privi di stratificazione, nei quali si intercalano banchi sabbiosi e pelitici via via sempre più potenti fino ad essere sostituiti completamente da questi ultimi nella parte distale. Le peliti intercalate alle ghiaie hanno una duplice origine: quella legata alla sedimentazione di conoide e quella del sistema deposizionale della piana alluvionale che si sviluppa contemporaneamente alla fronte e ai lati della conoide stessa. Le aree golenali racchiuse entro arginature artificiali sono caratterizzate da terreni sabbiosi. Compresi tra i due apparati maggiori, si ritrovano unità idrogeologiche legate ai corsi d'acqua minori, fra i quali i principali sono i torrenti Fossa, Tiepido e Guerro, La "Conoide di Modena", costruita nell'alto Medio Evo dai Torrenti Cerca e Fossa, occupa una posizione più avanzata rispetto alle altre.
In generale, considerando i primi 30 m di profondità, quota raggiunta dai sondaggi eseguiti in zona, prevalgono spesse bancate argilloso-limose alle quali si intercalano livelli sabbiosi e/o ghiaiosi di potenza più limitata.
Il primo acquifero ,in pressione, protetto da un banco di una ventina di metri di materiale impermeabile, si attesta intorno ai 18-20 metri di profondità ed è definibile in complesso come di tipo " monostrato compartimentato con falda confinata".
Dalle cartografie a disposizione l'acquifero fa registrare valori piezometrici che si attestano localmente intorno ai 30-35m s.l.m. con soggiacenze rilevabili nei primi 5 metri di profondità dal piano di campagna.
I dati piezometrici si riferiscono alle misure , rilevate con cadenza semestrale dal 1988 ad oggi, su una serie di pozzi che fanno parte della Rete di Monitoraggio di II° Grado, gestita, per quanto riguarda l'ambito strettamente comunale, dal Comune di Modena e dall' A.R.P.A. Sezione Provinciale di Modena.


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4.  Vulnerabilità degli acquiferi

La definizione del grado di vulnerabilità degli acquiferi nei confronti di una eventuale sostanza inquinante proveniente dalla superficie del suolo, è stata ottenuta dalla elaborazione di una metodologia derivata da quella del G.N.D.C.I. (Gruppo Nazionale Difesa Catastrofi Idrogeologiche) del C.N.R. aggiungendo il "Grado di Protezione" naturale dei terreni ai parametri riguardanti la litologia di superficie, la soggiacenza della falda e la caratterizzazione dell'acquifero (falda a pelo libero o confinata). La carta della vulnerabilità naturale classifica le diverse porzioni di territorio in cinque classi di vulnerabilità: Bassa, Media, Alta, Elevata ed Estremamente Elevata in funzione, nelle diverse zone del combinarsi dei vari parametri.
La carta della protezione degli acquiferi, costruita partendo dalla successione litostratigrafica della superficie topografica fino a -15 m dal piano di campagna, consente di indicizzare la capacità di trattenimento di un eventuale inquinante immesso in superficie, sulla base della permeabilità dei diversi litotipi sottostanti. Ai diversi intervalli di permeabilità corrispondono tempi diversi di possibile infiltrazione dell'eventuale apporto inquinante, per cui il grado di protezione risulta determinato in ragione inversa delle relative permeabilità. Tale grado di protezione è stato determinato suddividendo la successione litostratigrafica in orizzonti dello spessore di 5 metri per i quali è stato definito il valore di permeabilità; si sono così definite 5 classi di protezione (Buono, Discreto, Mediocre, Cattivo e Pessimo), ottenute interpolando i valori riscontrati e si è ottenuta una cartografia che identifica per ambiti areali circoscritti, il "Grado di Protezione" dell'acquifero.
La zona in esame in base a questa metodologia , risulta a "Bassa vulnerabilità" mentre la protezione delle falde sottostanti da parte dei litotipi depositatisi al di sopra dell'acquifero è "Buona".


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5.  Aspetti geotecnici

La caratterizzazione geotecnica dei terreni, conosciuta nelle sue linee generali per il territorio comunale grazie all'elaborazione di oltre 1.500 prove penetrometriche statiche e 50 sondaggi geognostici, è stata riportata in cartografia suddividendo il sottosuolo in tre intervalli di profondità:
- da 0 a 5 m dal p.c.
- da 5 a 10 m dal p.c.
- da 10 a 15 m dal p.c..
Per ogni prova penetrometrica il carico di rottura del terreno è stato assunto come la media aritmetica dei valori di resistenza penetrometrica alla punta (Rpm) misurato ogni 20 cm di avanzamento della stessa per i tre intervalli di profondità.
I dati riferiti all'intervallo da 0 a 5 m dal piano di campagna, profondità normalmente raggiunta dalle fondazioni, sono stati raggruppati per mettere in evidenza le caratteristiche portanti secondo le seguenti quattro classi :

  • PESSIMA (P): Rp< 6 Kg/cmq (portanza indicativa < 0.6 Kg/cmq);

  • SCADENTE (S): Rp compreso fra 6 e 10 Kg/cmq (portanza indicativa compresa fra 0.6 e 1.0 Kg/cmq);
  • DISCRETA (D): Rp compreso fra 10 e 14 Kg/cmq (portanza indicativa compresa fra 1.0 e 1.4 Kg/cmq);
  • BUONA (B): Rp > 14 Kg/cmq (portanza indicativa maggiore di 1.4 Kg/cmq)

Negli intervalli successivi, da 5 a 10 m e da 10 a 15 m dal p.c., le caratteristiche di resistenza alla punta e portanza generalmente aumentano con la profondità; nel caso in cui diminuiscano in almeno uno degli intervalli sottostanti al primo, l'area è stata classificata come "zona di variazione" (V) introducendo una quinta classe definita:

  • VARIABILE (V): zona con diminuzione dei valori di Rp in almeno uno degli intervalli sottostanti a quello superficiale (0-5 m).

L'area in questione ricade nella classe Discreta (1.0 < Rp < 1.4 Kg/cmq) . Esaminando le cartografie a corredo del Piano Regolatore Generale, relative agli aspetti geotecnici, i valori della capacità portante, suddivisi in intervalli di profondità sono i seguenti:

0 - 5 m =10 < Rpm < 12 (Kg/cmq)
5 - 10 m =14 < Rpm < 16 (Kg/cmq)
10 - 15 m =16 < Rpm < 18 (Kg/cmq)


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6.  Considerazioni conclusive

Dall'analisi delle caratteristiche fisico-territoriali emergono le seguenti considerazioni:

  • la soggiacenza della falda principale si attesta mediamente nei primi 5 metri di profondità dal piano di campagna;
  • la vulnerabilità dell'area è tale da garantire una "Buona" protezione degli acquiferi;
  • i valori indicativi di portanza risultano "Discreti" (1.0< Rp< 1.4 Kg/cmq).

Sulla base di quanto emerso dall'elaborazione dei dati geologico-geotecnici a disposizione e considerando che l'intervento proposto non comporta variazioni di volumetrie o di altezze rispetto allo stabile ora adibito a sala cinematografica, non si rilevano sostanziali impedimenti alla realizzazione dell'opera in progetto.
Si consiglia comunque di porre particolare attenzione all'entità e alla distribuzione dei carichi ammissibili sul terreno in relazione :

alla presenza del fenomeno della subsidenza;
allo studio degli effetti indotti al terreno dalla presenza dei tre transelevatori elettrici adibiti al trasporto delle vetture lungo i sei livelli previsti dal progetto.
 
 
 
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