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Star bene in città
 
Le ragioni di un percorso | Progetto urbano, progetto di urbanità | Il laboratorio della città | La costruzione del Progetto Urbano | L'impegno della partecipazione | Star bene in città | Verso il nuovo Piano Strutturale
 

Qualche riflessione d'insieme, a questo punto, sull'esperienza fin qui condotta.
 
Una prima considerazione riguarda la validità metodologica e operativa del percorso seguito per la costruzione del Progetto Urbano. Che ci sembra di poter pienamente riaffermare, secondo le motivazioni iniziali.
 
Più frequentemente invece, quando si affrontano problemi di progettazione urbana, è facile che si faccia ricorso a criteri diversi, che non esiterei a definire estremi.
Intendo dire: o il massimo dell'autorità del progetto, come nei casi dei cosiddetti piani d'autore, tutti disegnati nella forma perentoria di un progetto urbano definito.
Oppure, la sostanziale destituzione del progetto stesso in quanto tale, come nelle diffuse pratiche dell'urbanistica negoziata, troppo spesso indifferenti ai temi ed alle esigenze della morfologia della città.
 
Ipotesi progettuali Fra questi due criteri estremi, il punto di equilibrio tra le esigenze del progetto e quelle della sua effettiva realizzabilità, sempre da verificare, costituisce proprio l'oggetto centrale della ricerca "utile" sul progetto urbano.
 
Ossia di un progetto che programmaticamente accetta ed incorpora tutti gli aspetti della complessità del contesto, e della sua implicazione nel reale e nel sociale.
Proprio in questa esigenza, è evidente come il progetto urbano si differenzi sostanzialmente da altri livelli e da altre scale della progettazione.
 
Una seconda considerazione, molto più impegnativa, riguarda l'interpretazione complessiva dei risultati del lavoro fin qui svolto, per quanto parziale e tutt'altro che definitivo.
 
Dalle scelte e dalle ipotesi iniziali, dalle proposte e dai suggerimenti raccolti, dalle progettazioni e dalle simulazioni effettuate, dalla prima bozza di ricomposizione dei vari schemi progettuali in un'unica mappa generale riassuntiva del Progetto Urbano, qual è in definitiva il quadro d'insieme che si potrebbe cominciare a intravvedere?
 
Qual è il disegno complessivo della città che ne risulta, quale schema progettuale può rappresentare in sintesi la città che desideriamo?
 
E' logico che a questo punto dobbiamo incominciare a chiederci in quale assetto fisico della città si potrebbe scorgere concretamente realizzata l'idea di città per la quale stiamo lavorando.
 
La qualità del vivere, star bene in città, progettare urbanità, sono - come abbiamo visto - le parole d'ordine.
 
Cercando di calare queste esigenze nelle ipotesi progettuali fin qui elaborate per la riqualificazione della città fisica, possiamo tentarne uno schema interpretativo; uno schema che ci aiuti a cogliere tutta la portata del risultato che si potrebbe conseguire, e che in effetti si vuole raggiungere.
 
Lo schema interpretativo ha un carattere ideale, naturalmente, ma consente di fissare l'attenzione sugli aspetti importanti, da valutare in tutto il loro significato.
Questi aspetti possono essere sintetizzati in tre termini: accessibilità, ambiente, qualità urbana.
 
Accessibilità Il primo, l'accessibilità, è strettamente legato alla dimensione media della nostra città, che mantiene una condizione facilmente accessibile al centro principale, anche in termini di mobilità dolce, ciclopedonale o comunque compatibile.
 
In un raggio di 1,5 km da Piazza Grande, si trova praticamente tutta la città consolidata e di maggiore densità abitativa.
Con altri 1,5 km si raggiungono tutte le espansioni recenti, ossia i nuovi quartieri moderni. Nel raggio dei successivi 1,5 km sono comprese tutte le ulteriori addizioni urbane, esistenti e in previsione.
 
Inoltre tutta la città, che è compresa fra Secchia e Panaro, con il suo territorio urbanizzato li congiunge fisicamente. Modena è una città che si affaccia su due fiumi (anche se sembra che non se ne sia mai accorta).
 
Per il secondo aspetto, quello dell'ambiente, lo schema mostra un sistema continuo degli spazi pubblici principali (i grandi parchi, le aree verdi e dei servizi, i viali alberati) quale fondamentale connettivo ecologico e ambientale, di forma reticolare, che avvolge tutta la città.
 
La rete connettiva include, nelle sue fitte maglie, tutte le zone insediative esistenti e in previsione. Zone di piccola dimensione, nelle quali abitare vuol dire sempre trovarsi a meno di dieci minuti dai luoghi principali di quel sistema. Luoghi che a loro volta comprendono in pratica tutti i temi collettivi più importanti.
 
Il terzo aspetto infine, quello della qualità urbana (che qui coincide con urbanità), dipende dalla completa diffusione dei vari temi collettivi nell'intera area urbana.
 
Tale diffusione infatti, tramite il sistema connettivo principale, assicura a tutte le aree abitate un adeguato riconoscimento di identità, dignità e appartenenza urbana; e si concretizza nella presenza dei vari temi collettivi, i quali diventano altrettanti progetti di urbanità. Compresi i piccoli progetti di decoro e qualità diffusi.
 
Cento progetti, insomma, per avere nessuna periferia. Una città dove, appena usciti di casa, ci si trova sempre in città; con tutto ciò che questo significa in termini di effetto formativo. O anche di socialità, se si preferisce, o di occasioni, o di sicurezza.
 
Questo è il senso generale che vuole comunicare lo schema ideale della pagina precedente.
 
Nel complesso, il senso di un'architettura della città costruita proprio per assicurare ai cittadini la migliore qualità del vivere in città, proprio in tutta la città: che per noi coincide appunto con l'idea di città "felix".
 
D'altra parte lo schema ideale, dentro il sistema del connettivo ecologico-ambientale, mostra l'idea di una città fisicamente conclusa, definita nelle sue dimensioni spaziali.
 
Una città che ha completato una sua forma urbana coerente e connessa, definendo programmaticamente il suo limite fisico di occupazione del suolo, e ritrovando un equilibrio stabile fra rango urbano e classe d'ampiezza dimensionale.
Una città "media", appunto.


 
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