|
Le città sono fatte di case,
di temi collettivi, di strade, di piazze di giardini pubblici e privati
|
Comune di Modena: Assessorato alla Programmazione e Gestione del Territorio |
anno 2008 |
Settore Trasformazione Urbana e Qualità Edilizia |
|
- - - - - - - - - - |
|
Settore Pianificazione Territoriale, Mobilità e Trasporti |
|
- - - - - - - - - - |
|
|
Coordinatore prof. Marco Romano |
|
|
- - - - - - - - - - |
|
Stefano Colombo |
Gruppo di lavoro Caterina Cavo |
Stefano Milesi |
|
Le città mutano, crescono, si trasformano giorno per giorno.
Nella città europea questo è avvenuto - nei secoli passati - con criteri e regole che oggi, se si guarda a quanto abbiamo costruito negli ultimi 50 anni, paiono essere dimenticate.
Quasi che le città avessero perso i geni che hanno regolato nel tempo il loro sviluppo.
Le ragioni di ciò sono molte e complesse: tra le tante possiamo certo annoverare uno sviluppo urbano tumultuoso e spesso arrogante, che non ha lasciato molto spazio al pensiero e al progetto; e l'avvento di una mobilità individuale che ha violentemente alterato modi di relazione tra le parti, e tempi, di un vivere urbano (e umano) sedimentato da secoli.
Qualche colpa la ha anche, forse, una urbanistica che si è occupata di troppe altre cose, perdendo di vista uno dei suoi compiti primari: quello di progettare - e dunque prefigurare - città: quella che giorno per giorno, si costruisce.
Modena, con un piano regolatore più che ventennale, deve interrogarsi sul suo futuro a lungo termine: in virtù dei suoi abitanti, vecchi e nuovi, modenesi e non.
In una società sempre più complessa e mutevole, poco adattabile a schemi preconfigurati, questo sviluppo deve essere valutato e pianificato con doppia attenzione: certamente anche in termini quantitativi - che tuttavia con sempre maggiore difficoltà riescono a fornire previsioni affidabili - ma soprattutto in termini qualitativi.
Non rinunciando allora a ricercare una idea di città, che necessariamente sia città fisica, costruita, strutturata a partire da elementi condivisi, riconoscibili, capaci di creare identità e senso di appartenenza ad una comunità.
Perché, se vero che le forme della città possono essere infinite, finiti sono invece gli elementi che le costituiscono, e strutturate - da secoli di storia - sono le forme di relazioni tra di essi.
Senza alcuna nostalgia nè sguardo al passato, ma anche senza alcuna arroganza di immaginare o invetare modi e forme di stare assieme "nuovi", si tratta di (ri)cominciare a pensare ad una città che è in prima istanza dei cittadini: a loro, ai loro desideri, alle loro aspettative, alle loro forme di appropriazione degli spazi e dei luoghi deve rispondere.
La città di Modena ha alcuni confini ben definiti, in particolare a sud costituiti dalla cerchia delle tangenziali: al loro interno dovrà trovare forma la città dei prossimi 50 anni, e forse più.
In una visione di lunghissimo periodo, si può immaginare una struttura urbana fatta di pochi elementi e di poche regole, che costituisca l'ossatura della successiva e lenta crescita della città stessa, di cui di volta in volta decideranno i cittadini; ma in cui le nuove decisioni si uniscano a quelle già prese, completandole, integrandole, e contribuendo così a proseguire la città che c'è, senza strappi ed in continuità.
Il lavoro svolto dal prof. Marco Romano e dal suo staff, in stretta collaborazione con l'Assessorato alla Pianificazione e Gestione del Territorio, individua alcuni possibili proposte in questa direzione.
|
|